giovedì 7 febbraio 2008

Leaving DC, never easy

Ieri sera, uscendo da un locale che sembrava perfetto per una puntata di Beverly Hills 90210, mi sono preso un’acqua che neanche nelle migliori notti bianche romane. Per fortuna mi sono rifugiato in un taxi che passava provvidenzialmente di lì.
Ora sono all’aeroporti di Washington Dulles (quello di 58 minuti per morire con Bruce Willis!) e mi sto godendo l’accesso gratuito alla rete wifi dell’aeroporto (che però funziona solo con i browsers e non con skype o messenger… doh!).

Partendo dal DC devo dire che la città è fenomenale, specialmente Georgetown (l’università è un posto incantevole, sono stato più di un’ora solo a guardarmi intorno). Tra l’altro andare a Georgetown non è semplicissimo: la metro ci passa sotto ma non si ferma, pare che più di una volta ci sia stato un referendum di quartiere e gli abitanti abbiano scelto di non avere una fermata propria per mantenere un po’ di tranquillita: che signori! Il centro invece è un po’ spettrale, pieno di questi Memorials e di musei di dubbio rilievo. Quello che più mi interessava era il National Museum of American History – nome piuttosto altisonante per un posto dove si espone l’originale Kermit la rana e il giubbotto di pelle di Henry Winkler (Borsa… Fonzie!) – ma purtroppo riapre solo tra qualche mese.
La vista dal Washington Monument è però una cosa da non perdere. Sì sì, è vero, è un mega obelisco di malcelato sapore massonico che neanche la Lonely planet esita a definire “quite fallic”, ma un passo lì ve lo consiglio. Per il resto la zona del Mall è piena di questi pseudo mausolei, tutti di marmo bianchissimo (un po’ pacchiano, direbbe Thomas Prostata) e che si vedono in una marea di film (da Forrest Gump a La rivincita delle bionde 2). Quello più interessante e poi in posizione molto scenografica è il Lincoln memorial, che poi è anche il posto del famoso discorso/sermone dell’I have a dream.
Assistere alla seduta del Senato è stato come andare a una riunione di condominio (ah, Nastasi Bastardo, non c’entra niente ma fa sempre piacere): i commessi stravaccati sui gradini del banco della Presidenza, i senatori (Liebermann compreso) che intervengono con tanto di cartellone illustrativo e bacchetta da maestrina. Quanto al super Tuesday, devo dire che il genere “maratona elettorale” non appassiona gli americani. Non c’è stato un simil-Vespa che la menava tutta la sera con l’aggiornamento delle previsioni, né un analogo di Emilio fede che piazzava bandierine (e meno male…). La cosa migliore l’ha detta Thomas: “domani mattina saprò com’è andata”. Che dire? Saggezza made in US.

Una delle cose che mi ha colpito della città, oltre quantità immane di polizia (e ai modi militareschi con cui questa affronta chiunque, dal barbone al bimbo che vuole attraversare la strada dove non si può) è la quantità altrettanto immane di cartelli di divieto. Ce n’è uno per qualsiasi cosa: i divieti d’accesso hanno anche la scritta “do not entry”; negli autobus non si può stare in piedi vicino al conducente; cani, gatti, armi e i fumatori (!) non possono entrare praticamente dovunque. Fin qui sarebbe quasi comprensibile. Ma come affrontare il divieto di lasciarsi scivolare modello Mary Poppins sul corrimano dell’imponente scalinata del Lincoln Memorial? Oppure… C’era proprio bisogno di segnalare che è vietato uccidere gli scoiattoli nei Constitutional Gardens? O che nelle tribune per il pubblico dell’Aula del Senato è vietato scendere le scale a due a due? Mah…
Voglio capire il discorso libertà positive/libertà negative, ma che caspita…

Tra una mezzora ho il volo per Ottawa, dove mi aspettano 6 gradi sotto zero e la neve.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande Giò!
Commenterò ampiamente in seguito, ora ho poco tempo... ti suggerisco però di fare una Tag-Board laterale dove tutti possono scrivere e lasciare brevi messaggi, è una cosa molto carina, ho un amico che ha un blog e posso aiutarti a inserirla se non sai come fare.
Stammi bene e W le canadesi...!
Scherzo Leti...:-)
Un abbraccio.
Erik

Ah, vai in Canada? E dove di preciso, a Toronto? Uhm... E dov'è Ottawa?

Ah, vai in Canada? E dove di preciso, a Toronto? Uhm... E dov'è Ottawa?